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Archivio di Stato di Siracusa

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Sezione di Noto

Dell'Archivio di Stato di Siracusa fa parte anche la Sezione territoriale di Noto che conserva documentazione storica relativa a Noto e al suo territorio a partire dal 1446. Tale presenza sul territorio facilita la ricerca a studiosi e associazioni culturali locali, diventando punto di riferimento per le ricerche storiche anche di eminenti studiosi di Università italiane e straniere interessati allo studio del barocco di Noto e non solo.

La Sezione fu istituita con Decreto Ministeriale del 27 dicembre 1973 e aperta il 2 gennaio 1978 in Via Amerigo Vespucci, 30. È opportuno a tal proposito ricordare che, secondo quanto riportato da autorevoli protagonisti della storia contemporanea locale, l’apertura di questo importante Istituto Culturale fu ottenuta grazie alla lungimiranza e al tenace, autorevole interessamento del magistrato netino Giuseppe La Rosa (1917-1988), alle cui iniziative di devono anche la creazione a Noto dell’Istituto Tecnico, della sede zonale dell’Inps, della nuova Caserma dei Carabinieri e altro ancora. La prima sede di via Vespucci fu chiusa per inidoneità dei locali nel settembre del 1996 e nel 2001 l’Archivio trovò una sistemazione più consona nei prestigiosi locali del settecentesco Palazzo Impellizzeri, riaprendo al pubblico alla fine del 2004.

Palazzo Impellizzeri

L’edificio che accoglie l’istituto costituisce uno dei più importanti palazzi nobiliari di Noto, ancora oggi in proprietà della famiglia Impellizzeri, baroni di San Giacomo, che ne avviarono la costruzione nella prima metà del Settecento, nel quadro dell’imponente progetto di ricostruzione della città distrutta dal terremoto del 1693.

Il palazzo sorge sul margine meridionale del Piano Alto o Pianazzo in cima al colle del Meti, in zona apparentemente periferica rispetto alle aree centrali della nuova Noto, sviluppatesi lungo il pendio dello stesso colle, dove si stabilirono invece le altre grandi famiglie patrizie netine. La tradizione vuole infatti che Tommaso Impellizzeri fosse nettamente contrario a ricostruire la città sul Meti, a dieci chilometri dal sito dell’antica Noto, e per “protesta” scelse di allontanare la propria dimora da quelle dei suoi pari. Tuttavia, la posizione sopraelevata consente dal piano nobile di spaziare con la vista sull’intera città, sulla campagna circostante, giungendo fino al mare. Le vicende costruttive non sono chiare ma la data 1752 incisa sopra il portone principale indica che in quell’anno lo stato dei lavori era già molto avanzato, se non prossimo alla conclusione, visto che l’edificio appare concluso nella veduta di Noto disegnata da Paolo Labisi databile agli anni 1750-1760, conservata presso la Biblioteca Civica di Noto. La sezione dell’Archivio di Stato occupa parte del piano nobile, in un’ala comprendente anche i saloni monumentali, la cui decorazione è databile fra la seconda metà dell’Ottocento e l’inizio del secolo successivo, mentre al piano terra sono ospitati i depositi con le scaffalature compattabili.



Ultimo aggiornamento: 01/10/2025